Dopo il tour musicale andaluso e la recensione delle scenografie andaluse usate nel cinema, mi inoltro in un’altra arte. Un’arte molto sviluppata in questa regione e di cui gli andalusi vanno particolarmente fieri: la poesia e la filosofia.
Ad essere sincero ho imparato anch’io tanto scrivendo quest’articolo, ripercorrendo la storia della letteratura d’Andalusia e scoprendo dei testi semplicemente meravigliosi. Per favorire la lettura ho preferito selezionare solo 20 artisti e citare solo delle strofe (o degli scritti brevi) delle loro opere. Inoltre, per non perdere le fondamentali sfumature delle parole, in alcuni casi, ho preferito non tradurre personalmente le poesie e lasciarle nella lingua originale.
Così che mi scuso, sin da ora, con chi abbia delle difficoltà di comprensione dell’articolo.
I 20 Poeti e Filosofi d’Andalusia che ho selezionato sono:
1. Seneca (Cordoba, 4 a.C. – Roma 65 d.C.): più che poeta, fu scrittore, intellettuale e politico in epoca romana. Visse con la propria distinta famiglia gli anni dell’auge romana in Spagna prima di viaggiare per gran parte del Mediterraneo dispensando le proprie conoscenze e filosofia. Dopo la congiura di Pisone si tolse la vita.
Nessuna conoscenza, se pur eccellente e salutare, mi darà gioia se la apprenderò per me solo. Se mi si concedesse la sapienza con questa limitazione, di tenerla chiusa in me, rinunciando a diffonderla, la rifiuterei (da Epistulae morales ad Lucilium)
2. Lucano (Cordoba, 3 novembre 39 d.C. – Roma, 30 aprile 65 d.C.): figlio del fratello di Seneca, praticamente visse gran parte delle sua corta vita a Roma dove si affermò come poeta e nella quale inizialmente instaurò un’amicizia con l’imperatore Nerone. Come Seneca, dopo la congiura di Pisone fu constretto a togliersi la vita all’età di 25 anni.
La grandezza precipita su se stessa (da La guerra civile)
3. Aben Hazam o Ibz Hazm (Cordoba, 7 novembre 994 d.C. – Montijar, 15 agosto 1064 d.C.): filosofo, teologo, storico e poeta andalusí. Scrisse migliaia di pagine occupandosi di tutto ciò che lo circondava ed essendo un personaggio molto rilevante nella storia mussulmana di Cordoba. I suoi scritti sono importantissimi sia dal punto di vista filosofico, sia dal punto di vista delle informazioni storiche. La sua opera più famosa è “Collare della colomba”, un libro di riflessioni sull’amore.
L’amore è una malattia ribelle, che ha la sua cura in se stessa, in cui chi è malato non vuole guarirne e chi ne è infermo non desidera riaversi
4. Wallada (Cordoba, 1001 – Cordoba, 26 marzo 1091): poetessa di sangue Omeya. Fu una principessa che destinò parte della fortuna ereditata dal padre per istruire altre ragazze di buona famiglia. Personaggio anticonformista e provocatorio, molto ammirata per la propria bellezza, intelligenza e cultura. Le sue poesie sono state solo recentemente tradotte in italiano.
Sono stata creata da Dio per la sua gloria,
ma cammino orgogliosa per la mia strada.
Sulla mia guancia comandi pure l’amante,
i baci li offro invece a chiunque li desideri
5. Averroè (Cordoba, 14 aprile 1124 – Marrakech, 10 dicembre 1198): nacque nella Cordoba almohade dove studiò giurisprudenza e teologia, grazie al quale divenne medico, giurista e filosofo. Fu magistrato mussulmano nella città di Siviglia e Cordoba. La sua importanza è data dalle numerose interpretazioni del pensiero di Aristotele. Viene citato da Dante nella Divina Commedia come uno dei più grandi filosofi pagani.
In natura non c’è nulla di superfluo
6. Al-Rakuniyya (Granada, 1135 – Marrakesh, 1191): una delle poetesse più celebri della cultura al-Andalus. Di origine berbera, con la propria cultura e bellezza occupò velocemente un posto importante tra la corte Almohadi. Molto famosa anche al di fuori d’Andalusia, fu la protagonista di un triangolo amoroso tra lei, il governatore ed un poeta che presto venne crocefisso. Questo fatto interruppe la vena poetica di Al-Rakuniyya la quale si dedicò esclusivamente all’insegnamento.
Respóndeme enseguida
¿Voy yo a ti o tú vienes a mí?
Mi corazón acepta lo que digas.
A salvo te hallarás de la sed y del sol
cuando ocurra tu encuentro conmigo,
pues mi boca es dulce fuente cristalina,
las ramas de mi pelo, sombra umbrosa,
Respóndeme enseguida…
7. Maimonide (Cordoba, 1135 – Il Cairo, 12 dicembre 1204): filosofo, rabbino, medico e teologo. Con la tolleranza del califfato di Cordoba, la cultura ebraica prosperò in quel tempo in Andalusia. Quest’autore non ebbe un’importante influenza solo in Andalusia, bensì nell’ebraismo in generale. Compose testi (scritti in arabo) sull’ebraismo e sulla medicina, oltre a tantissimi altri documenti filosofici, riflessioni che toccavano tantissimi argomenti: l’astrologia, la morte, il male, etc.
Siate perplessi
8. Juan de Mena (Cordoba, 1411 – Torrelaguna, 1456): poeta appartenente alla scuola allegorico-dantesca italiana. Le sue canzoni più note riguardano temi amorosi vissuti. Sono opere intelligenti ma leggere e scanzonate, fatte di dialoghi e di domande e risposte. La sua opera senz’altro più famosa è Laberinto de Fortuna.
Vuestros ojos, que miraron
con tan discreto mirar
firieron y no dejaron
en mí nada por matar
9. Fernando de Herrera (Siviglia, 1534 – Siviglia, 1597): scrittore, sopratutto poeta, del Siglo de Oro, chiamato anche “Il Divino”. Influenzato dalle opere dalla scrittura di Petrarca, cerca di portare innovazioni nella letteratura spagnola. Il suo lavoro sarà recepito e portato alla ribalta da Gongora.
Betis, que en este tiempo solo y frío escuchas mi dolor, del hondo asiento, acoge en tu quieto movimiento los últimos suspiros que yo envío;
y, si tiene valor tu sacro río, dame que en árbol verde mi tormento lamente transformado, que ya siento débil la voz, cual cisne, al canto mío;
porque con nuevas ramas tu corriente cercaré coronando, y destilado iré en tu luengo curso y extendido;
que mi luz ceñirá su bella frente de mis hojas, o en llanto desatado, seré en sus blancas manos recogido (Betis que en este tiempo solo y frío)
10. Luis de Gongora (Cordoba, 11 luglio 1561 – Cordoba, 23 maggio 1627): non solo uno dei letterati più importanti d’Andalusia, ma una delle figure più influenti del Siglo de Oro della Spagna. Primo esponente del culteranesimo, una forma di scrivere che si focalizza sull’estetica delle parole, impressionando e confondendo con i propri versi.
Oh mura eccelse, oh torri incoronate
di onore, di maestà, di gagliardia!
Oh grande fiume, re di Andalusia
dalle sabbie nobili quando non dorate!Oh fertile pianura, montagne elevate
che il cielo predilige e il giorno indora!
Oh sempre gloriosa patria mia,
tanto per le penne come per le spade! (da A Córdoba)
11. Gustavo Adolfo Bécquer (Siviglia, 17 febbraio 1836 – Madrid, 22 dicembre 1870): un poeta e scrittore appartenente al Romanticismo. Ebbe una definitiva influenza nella letteratura, sopratutto spagnola, solo dopo la propria morte grazie alla pubblicazione delle sue opere. Tra queste risalta Rimas y Leyendas, tradotto in italiano con il titolo “Memorie di un tacchino”.
La mia vita è un terreno incolto,
fiore che tocco perde i petali,
sul mio fatale cammino
qualcuno va seminando il male,
affinché io lo raccolga (da Memorie di un tacchino)
12. Manuel Machado (Siviglia, 29 agosto 1874 – Madrid, 19 gennaio 1947) e Antonio Machado (Siviglia, 26 luglio 1875 – Collioure, 22 febbraio 1939): due poeti facenti parte della Generazione del ’98 (ricco gruppo di intellettuali spagnoli del XX secolo) e del modernismo. Oltre alla poesia, assieme svilupparono ben 6 opere teatrali. La guerra civile però, separò ideologicamente e fisicamente i due fratelli. Manuel nazionalista rimase in Spagna e Antonio repubblicano dovette scappare in Francia. Antonio prima di morire dedicò gli ultimi versi della sua prolifera carriera a Siviglia, sua terra natale: “Quei giorni azzurri e quel sole dell’infanzia”.
Nuda è la terra, e l’anima
ulula contro il pallido orizzonte
come lupa famelica. Che cerchi,
poeta, nel tramonto?Amaro camminare, perché pesa
il cammino sul cuore. Il vento freddo,e la notte che giunge, e l’amarezza
della distanza… Sul cammino bianco,
alberi che nereggiano stecchiti;sopra i monti lontani sangue ed oro…
Morto è il sole… Che cerchi,
poeta, nel tramonto? (Poeta nel tramonto, A. Machado)
13. Juan Ramon Jiménez (Moguer, 24 dicembre 1881 – San Juan, 29 maggio 1958): premio Nobel per la letteratura nel 1956 fu uno dei più grandi pensatori della Generazione del ’14. La sua poesia va dal simbolismo, alla perfezione formale della struttura, sino alla musicalità. Una poesia che amalgama intelligenza e passione. Scappò in America (USA e Centro america) dopo la guerra civile, dove rimase sino alla sua morte. Il suo scritto più conosciuto è senz’altro “Platero y yo”, uno dei testi più tradotti al mondo.
Incontro di due mani
in cerca di stelle,
nella notte!Con che pressione immensa
si sentono le purezze immortali!Dolci, quelle due dimenticano
la loro ricerca senza sosta,
e incontrano, un istante,
nel loro circolo chiuso,
quel che cercavano da sole.Rassegnazione d’amore,
tanto infinita come l’impossibile! (Incontro di due mani)
14. Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936): è il poeta più popolare ed influente delle letteratura spagnola del XX secolo e della Generazione del ’27. Le opere di questo autore si basano tutte su una base stabile di argomenti (amore, desiderio e sterilità), su delle chiavi stilistiche costanti e sul tema della frustrazione. Dichiaratamente repubblicano, il 18 agosto 1936 venne fucilato dai franchisti dopo il colpo di stato che diede origine alla Guerra Civile.
Quando spunta la luna
tacciono le campane
e i sentieri sembrano
impenetrabili.
Quando spunta la luna
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nell’infinito (La Luna)
15. Vicente Aleixandre (Siviglia, 26 aprile 1898 – Madrid, 14 dicembre 1984): premio Nobel per la letteratura nel 1977. Quattro sono le tappe delle proprie opere poetiche: pura (influenzata da Juan Ramon Jiménez), surreale, antropocentrica e della vecchiaia. A causa di problemi di salute, non poté prendere parte attivamente alla guerra civile spagnola, ma appoggiò la causa repubblicana attraverso alcuni propri scritti.
Il tuo nome,
giacché tu l’hai. La vita non è stata
altro che un nome. Lo so, e non esisto.
Un nome respirato non è un bacio.
Un nome che s’incalza sopra un labbro
non è il mondo, è sognarlo da ciechi.
Così sotterra respirai la terra.
Sopra il tuo corpo respirai la luce.
Nacqui dentro di te: perciò son morto (Hai nome)
16. Rafael Alberti (El Puerto de Santa Maria, 16 dicembre 1902 – Cadice, 28 ottobre1999): parte della sua famiglia era originaria dell’Italia. Fu senza dubbio uno degli intellettuali antifascisti più attivi. Le sue opere si dividono in cinque momenti: poesia popolare, gongorismo, surrealismo, poesia politica, poesia nostalgica. Con la sconfitta repubblicana, Alberti si rifugerà in Francia, in Argentina ed in Italia. Soltanto dopo la morte di Franco, nel 1977, tornò nella sua terra natale.
I bambini dell’Estremadura
vanno scalzi
chi ha rubato loro le scarpe?
Li feriscono il caldo e il freddo
chi ha rotto loro i vestiti?
La pioggia
bagna loro il sonno e il letto
chi ha distrutto loro la casa?
Non sanno
i nomi delle stelle
Chi ha chiuso loro le scuole?
I bambini dell’Estremadura
sono seri
Chi è il ladro dei loro giochi? (I bimbi dell’Estremadura)
17. Luis Cernuda (Siviglia, 21 settembre 1903 – Città del Messico, 5 novembre 1963): poeta dalla fama ribelle data la sua omosessualità mai nascosta in un ambiente conservatore e bigotto come quella della Spagna del dopoguerra, del quale diceva “un paese dove tutto nasce morto, vive morto e muore morto”. Con la proclamazione della Seconda Repubblica Spagnola collabora per la creazione di uno stato colto e tollerante, sino allo scoppio della Guerra Civile che lo costrinse ad emigrare.
L’anima in armonia, da sola
vuol vivere presso l’oggetto d’amore,
col silenzio d’una rosa
che si schiude sul ramo.
L’anima in disarmonia, da sola
deve morire in estraneo contatto,
col silenzio d’una rosa
che si sfoglia sul ramo (Il destino)
18. Maria Zambrano (Vélez-Malaga, 22 aprile 1904 – Madrid, 6 febbraio 1991): più che poetessa, era filosofa e saggista. Non fu riconosciuta come autrice di grande rilevanza sino all’ultimo quarto del XX secolo quando tornò da un lungo esilio dovuto ad idee repubblicane in epoca franchista. Una scrittrice molto prolifica, con opere che svariano dal compromesso civile alla “ragion poetica”.
Il chiaro del bosco è un centro nel quale non sempre è possibile entrare. Lo si osserva dal limite e la comparsa di alcune impronte di animali non aiuta a compiere tale passo.
E’ un altro regno che un’anima abita e custodisce. Qualche uccello richiama l’attenzione, invitando ad avanzare fin dove indica la sua voce. E le dà ascolto.
Poi non si incontra nulla, nulla che non sia un luogo intatto che sembra aperto soltanto in quell’istante e che mai più si darà così.
Non bisogna cercarlo. Non bisogna cercare. E’ la lezione immediata dei chiari del bosco: non bisogna andare a cercarli, e nemmeno cercare nulla di loro (Chiari del bosco)
19. Concha Lagos (Cordoba, 23 gennaio 1907 – Madrid, 6 settembre 2007): Fu una editrice, scrittrice e membro della Real Academia de Cordoba. È considerata una scrittrice completa, infatti, si cimentò con la poesia, con la narrativa, con le opere per il teatro e con la saggistica. Si trasferì giovane a Madrid e, anche a causa della Guerra Civile, si rifugiò in Galizia.
Enamoradamente he vuelto la cabeza,
allí, por la mañana de luz y de claveles,
con la viva alegría
del viajero que vuelve al lugar deseado.Enamoradamente por los altos balcones,
entre jardines tibios, con risas de muchachas
que ya están presintiendo el roce del amor.Lanzad, lanzad los lazos. Sujetadlo con bridas.
Es el amor, cogedle. No perdáis un instante.
20. Antonio Gala (Brazatortas, 2 ottobre 1930): si tratta di una menzione speciale poiché nato in provincia di Ciudad Real. Passò gran parte della propria infanzia a Cordoba, per questo dice di sentirsi cordobés, tanto che per questa terra intraprese anche rivendicazioni politiche. Un autore prolifico in svariati generi: teatro, narrativa, editoriali, lirica.
Atardeció sin ti. De los cipreses…
a las torres, sin ti me estremecía.
Qué desgana esperar un nuevo día
sin que me abraces y sin que me beses.A fuerza de tropiezos y reveses
la piel de la esperanza se me enfría.
Qué agonía ocultarte mi agonía,
y qué resurrección si me entendieses.Atardeció sin ti. Seguro y lento,
el sol se derrumbó, limón maduro,
y a solas recibí su último aliento.Quién me viera caer, lento y seguro,
sin más calor ni más resurgimiento,
gris el alma y frustrada entre lo oscuro (Atardeció sin ti)